VENERANDA FABBRICA DEL DUOMO di MILANO 

Nel 1992 Elena Mutinelli riceve l’incarico di collaborare all’Opera della Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano; collaborazione che la vede coinvolta attivamente fino al 2005 nella riproduzione fedele delle sculture e degli ornati del Duomo in marmo Candoglia, scolpiti dalla Mutinelli presso il proprio studio per la sostituzione degli originali: guglie, fiocchi ed archettoni, compromessi dal tempo.

Dal 2003 al 2005 riceve l’incarico dalla Veneranda Fabbrica del Duomo Di Milano di dirigere il cantiere degli scalpellini presso la Casa di Reclusione di Opera (MI), insegnando loro a riprodurre fedelmente dal modello originale le sculture e gli ornati del Duomo di Milano.

PRIMO FIOCCO, luglio 1992

 Il fiocco di sinistra è la copia dell’originale, decisi di  sostituire il mio volto a quello del modello di destra. Fu il primo ornato che toccai  con mano e a cui diedi vita con lo scalpello.
Non rimane traccia agli occhi dei profani di chi abbia lavorato i fiocchi o gli archi, a parte le documentazioni interne al rapporto di lavoro con la Veneranda fabbrica del Duomo di Milano.
A volte sotto la base degli originali, ormai già repliche del passato, vi erano le sigle di qualche scalpellino che nei secoli addietro li aveva lavorati.
Io mi innamoravo di ogni ornato e scultura che toccavo e lì, anche se nessuno lo conosce c’è il mio viso nascosto su un fiocco chissà dove. A volte mi chiedo chi replicherà questo pezzo in futuro e  ciò che più continua a stupirmi è il pensiero che questa scultura rimarrà, mentre io e i metadati virtuali no. Troppi oramai...E non potremo toccarli e non sapremo come salvarli, renderli forse eterni.
Appena Biem, l'anziano mio stimato capo cantiere, venne a visionare la resa di questo primo pezzo, credo che abbia capito immediatamente cosa avevo fatto, ma non disse nulla; mi guardò dritto in silenzio negli occhi per un tempo lunghissimo...E poi, continuò a darmi i gli ornati del Duomo che mi consentirono di dedicarmi appieno anche alla mia scultura, permettendomi di tenere aperto il mio studio a Milano. L asola cosa che Biem esigeva assolutamente era una resa espressiva che non mortificasse l'opera del Duomo, ma che la facesse vibrare. La luce e la linea tagliente dello scalpello voleva che fossero vive, sicure e fluide sui piani.
Le sculture dovevano essere perfette, anche se viste da lontano.
Dal Duomo e soprattutto da questo  capocantiere, che pur severo, ebbe molta pazienza con me, ho imparato veramente ad usare solo scalpello e unghietta affilati e visione e tempo e chi ha amato l'arte nell'ombra, e tutto quel patrimonio di storia che è nelle guglie del Duomo.
Ringrazio l’ingenier Morling e il signor Biem che ora non c’è più, per avermi dato una possibilità unica consentendomi di dedicarmi a piene mani alla mia scultura. Entrai per la prima volta in Arcivescovado bussando alla porta con un portfolio e una  sola richiesta: <Sono una scultrice, so lavorare il marmo, vorrei lavorare per la Fabbrica del Duomo di Milano> e tranne la segretaria, un pochino visibilmente resistente, l'ingenier Morling mi disse: <Proviamo. Inizierai un primo pezzo di prova in luglio>. Chiusi la porta, salutai la segretaria con suo intteso gentile riscontro.
Dopo molti anni di collaborazione diressi il cantiere produttivo degli sclpellini  presso la Casa di Reclusione di Opera (MI), insegnando ai detenuti fine pena mai a riprodurre fedelmente dal modello originale gli ornati e le sculture del Duomo di Milano. Forse ora di allora, la segretaria sarà anche cambiata...Mah.
Elena Mutinelli